Intervista al Patriarca di Mosca, S.S. Alessio II,
sullo status della Chiesa Ortodossa Macedone
 
 

Estratto dall'intervista pubblicata sul giornale macedone Utrinski Vesnik in data 24 Agosto 2002

- La vostra lettera al Patriarca Paolo di Serbia ha causato eccitazione nel pubblico macedone. Particolarmente sconvolgente è stata la rapida reazione. Ma il popolo macedone è ancora perplesso dal fatto che la grande Chiesa Ortodossa Russa si è messa a difendere un vescovo, Ioann, che è ritenuto scismatico dalla maggior parte dei macedoni. Tutto questo può influire sull'attitudine dei macedoni verso la Chiesa Ortodossa Russa. Vorremmo sottolineare che i macedoni provano simpatia e rispetto per il popolo russo e per la Chiesa Ortodossa Russa.

- Prima di tutto vorrei assicurarvi che la Chiesa Ortodossa Russa e il popolo russo ricambiano i sentimenti dei nostri fratelli nella Repubblica di Macedonia. I sentimenti di simpatia e solidarietà sono diventati ancor più forti da quando il popolo del vostro paese è stato attaccato da formazioni estremiste armate, sono morti dei civili per mano di terroristi, e chiese e santuari ortodossi sono stati distrutti. In verità, il vostro popolo sa, e non per sentito dire, che cosa sia il terrorismo. Ho scritto di queste cose oltre un anno fa, all'inizio della campagna di terrorismo, al Presidente macedone Sig. Trajkovski, cercando di esprimere il nostro sostegno ai macedoni.

Allo stesso tempo, abbiamo sempre lamentato la situazione in cui il popolo ortodosso del vostro paese si è trovato dopo che la Chiesa Ortodossa Macedone ha fatto una dichiarazione unilaterale di autocefalia. Da 35 anni ormai è rimasto ecclesiasticamente lacerato dalla famiglia mondiale delle nazioni ortodosse. E ora Sua Santità il Patriarca Paolo di Serbia ci ha informati che uno dei vescovi della Chiesa Ortodossa in Macedonia ha risposto alla chiamata a restaurare la comunione liturgica e canonica con la Chiesa Ortodossa Serba, e in tal modo con la Plenitudine dell'Ortodossia Universale. A quella lettera abbiamo risposto che noi, assieme alla Chiesa Serba, eravamo deliziati dell'accaduto e che attendevamo il momento in cui anche gli altri vescovi in Macedonia sarebbero entrati in comunione canonica, e il problema dello status della Chiesa Ortodossa nel vostro paese si sarebbe risolto in modo appropriato. 

Allora la nostra gioia comune sarà piena. Torneremo a pregare assieme. E non possiamo capire perché alcune persone, come dite voi, considerano il Metropolita Ioann come scismatico. Lo scisma è assenza, non presenza, di comunione. 

- Nella vostra lettera sostenete Sua Eminenza Ioann che ha separato la diocesi di Veles e Povardar dalla Chiesa Ortodossa Macedone e l'ha unita liturgicamente alla Chiesa Ortodossa Serba. Ciò può provocare e stimolare processi simili anche in altre diocesi. Tutto ciò può avere effetto sulla Chiesa Ortodossa Macedone su regioni ortodosse. Che cosa potete dirci riguardo a questo? 

- Ci è stata fornita una copia della lettera che il Metropolita Ioann ha rivolto al clero, ai monaci e ai laici della sua diocesi e al Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Serba. La lettera non menziona la separazione dalla Chiesa Ortodossa Macedone. Sottolinea che, in accordo con la proposta di Sua Santità il Patriarca Paolo, non saranno introdotti cambiamenti alla pratica liturgica e amministrativa stabilita nella diocesi di Veles, a meno che non sorgano da requisiti canonici. Perciò, a nostro parere, il fatto in questione è un evento di portata spirituale, piuttosto che una qualche "spartizione della Macedonia". 

Siamo d'accordo con le parole del Metropolita Ioann: "Nessuno può essere umiliato dal punto di vista nazionale dal fatto di stabilire l'unità". Il Patriarca Paolo dice lo stesso in questo messaggio: "Non parliamo da una posizione di esclusività nazionale, né abbiamo alcuna rivendicazione nazionale o territoriale". La nostra Chiesa, da parte sua, è fermamente convinta che questo modo per restaurare la comunione porterà non del male ma del bene alla Chiesa Ortodossa Macedone. E' necessario superare l'auto-isolamento in cui si sono trovati gli ortodossi macedoni. Perciò, preghiamo ardentemente il Signore di aiutare la gerarchia, i pastori e i fedeli macedoni a seguire la buona via evangelica dell'unità di tutti gli ortodossi nella Santa Chiesa Cattolica e Apostolica. A questo siamo chiamati da San Paolo: "Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti" (1 Cor. 1:10). 

- Vostra Santità, vi preghiamo di fare chiarezza su un punto ulteriore della vostra lettera. Abbiamo notato che nella vostra lettera al Patriarca Paolo non usate il termine "popolo macedone", ma usate l'espressione "popolo slavo fraterno" o "questo popolo". Forse noi in Macedonia siamo troppo sensibili e cerchiamo significati anche dove sono assenti. Se è così, vi preghiamo di perdonarci.

- Non mi aspettavo che qualcuno vedesse in queste parole una qualche vaghezza. Di fatto, la lettera parla del "popolo della Macedonia", "fedeli nella Repubblica di Macedonia che appartengono a un popolo slavo fraterno". Naturalmente, la sensibilità acuita alle questioni nazionali è una conseguenza della lunga e tragica storia dei Balcani. Considerando questa circostanza, vorrei aggiungere che abbiamo accolto con favore la posizione della Chiesa Ortodossa Serba espressa nel messaggio di Sua Santità il Patriarca Paolo, che afferma in particolare, "Noi rispettiamo l'auto-determinazione e l'identità nazionale del popolo macedone". 

Sono pienamente d'accordo con queste parole di Sua Santità. Vorrei anche ricordarvi come la nostra lettera al Patriarca Paolo ha come soggetto non il problema nazionale ma la questione dell'ordine ecclesiastico che da tempi antichi è stato basato su principi territoriali, non etnici. La Chiesa non divide i popoli su basi nazionali. Come dice l'Apostolo, in essa "non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" (Col. 3:11). L'unità della fede viene prima; perciò la Chiesa per sua natura è universale. E allo stesso tempo, la Chiesa Ortodossa ha sempre cercato di non sopprimere l'identità nazionale, ma al contrario di promuovere la sua piena manifestazione.

- La Chiesa Ortodossa Macedone non percepisce il proprio status come scismatico rispetto alla Chiesa Ortodossa Serba. Per la Chiesa Ortodossa Macedone, l'autocefalia significa il rinnovamento dell'Arcidiocesi autocefala di Ochrid nella persona della Chiesa Ortodossa Macedone di San Clemente. Questo status autocefalo fu distrutto in modo non canonico da un potere esterno nel 1767. I fedeli e i laici in Macedonia non ritengono che l'autocefalia della Chiesa Ortodossa Macedone violi alcun canone o i principi santi della fede e dell'amore di Dio. I macedoni credono anche che non siano violati nemmeno i principi etici e i modelli statali di organizzazione ecclesiale ortodossa. Qual'è la vostra attitudine nei confronti di questo desiderio e sentimento dei fedeli ortodossi in Macedonia? 

Tutti gli ortodossi hanno a cuore l'eredità dei Santi Clemente e Naum di Ochrid, fedeli discepoli dei Santi Cirillo e Metodio Uguali-agli-Apostoli. Noi onoriamo profondamente il ruolo storico che l'Arcidiocesi di Ochrid ha avuto nell'illuminazione degli Slavi per mezzo della fede salvifica di Cristo. Nel Tropario dei Santi Cirillo e Metodio chiediamo ai nostri primi maestri: "Intercedete presso il Signore di tutti perché stabilisca tutte le nazioni slave nell'Ortodossia e in unanimità".

L'unità è potere. Sono convinto che, di fronte a un attacco terroristico, ottenere un'unità gradita a Dio tra nazioni slave fraterne sia un compito molto più importante che argomentare senza fine su tempi passati. Sarebbe d'aiuto alla nostra discussione addentrarci in una valutazione di quelle contraddizioni tra la Porta turca, il Patriarcato di Costantinopoli e l'Arcidiocesi di Ochrid che portarono agli eventi del 1767? Una discussione storica su questo tema ci porterebbe troppo lontano. Per esempio, può venir fuori che i confini della Chiesa di Ochrid erano differenti a quel tempo. Skopje, in particolare, non era entro quei confini. E questa non è l'unica ragione per cui la decisione unilaterale presa a Ochrid duecento anni dopo non fu riconosciuta dalla comunità ortodossa mondiale. 

Lo status futuro della Chiesa Ortodossa in Macedonia, a nostro parere, dovrebbe diventare soggetto di negoziati, e la decisione dovrebbe essere basata sulle norme del diritto canonico. E noi ci aspettiamo, come ho scritto a Sua Santità il Patriarca Paolo, che questa decisione sarà adeguata, ragionevole e basata sull'amore. Ma a questo fine è necessario prima di tutto restaurare la comunione canonica degli ortodossi nella Repubblica di Macedonia con la Plenitudine universale della Chiesa Ortodossa. E se, come dite, la Chiesa Macedone non ritiene di essere in scisma con la Chiesa Serba, troviamo difficile capire perché alcuni mass media macedoni abbiano condannato con così tanta forza l'azione del Metropolita Ioann che ha detto di essere ora "in unità liturgica e canonica con la Chiesa Ortodossa Serba e con l'intero ecumene ortodosso". In risposta, il Concilio dei Vescovi, come hanno riportato i giornali, lo ha deposto dalla sede e ha persino pensato di ridurlo allo stato laicale. 

- Pensate che la sola via per la Chiesa Ortodossa Macedone di ricevere l'autocefalia possa essere quella sulla quale insiste la Chiesa Ortodossa Serba? Ci si chiede se l'Ortodossia possa diventare ostaggio di alcuni vecchi dogmatismi nel mondo in cui viviamo ora...? 

- Da duemila anni ormai la Chiesa è impegnata a portare al mondo la buona novella, il Vangelo di Cristo basato sull'amore. Questo messaggio non diverrà mai obsoleto. E i sacri canoni sono regole che salvaguardano l'amore; la loro logica mira a sostenere la Chiesa nell'armonia divina di unità e ordine. 

In accordo con i canoni, il modo di ottenere l'autocefalia può essere solo uno che non rompe la comunione fraterna tra i cristiani. Altrimenti l'Ortodossia diventerà l'ostaggio di mutevoli interessi politici, spesso contraddittori. Dal tempo in cui gli apostoli iniziarono a predicare al mondo Cristo Crocifisso e Risorto, molti imperi e sistemi politici dono sprofondati nell'oblio, mentre la Chiesa mantiene la tradizione apostolica e rimane incrollabile. Ogni differenza nella Chiesa dovrebbe essere risolta tramite il dialogo e in spirito di amore fraterno. A nostro avviso, il dialogo con la Chiesa Ortodossa Serba ha già portato buoni risultati, in particolare quelli fissati nel nostro Accordo di Nis, che garantisce piena indipendenza amministrativa e pastorale alla Chiesa nella Repubblica di Macedonia. 

- Speriamo che sappiate che per il popolo macedone la questione della Chiesa è un importante aspetto della questione nazionale odierna. Recentemente, come sapete, il popolo macedone ha affrontato una minaccia di perdere il proprio stato. Sfortunatamente, affrontiamo anche una minaccia alla nostra auto-determinazione nazionale. Per nostra sfortuna, ora c'è la questione della Chiesa. Non vi sembra che, come discendenti della più antica Chiesa degli Slavi, abbiamo diritto a un po' più di comprensione?

- Dando alla Chiesa quanto le è dovuto per il ruolo che ha giocato nella formazione dell'autocoscienza e della cultura nazionale, non si dovrebbe dimenticare che il compito primario della Chiesa nel mondo è di educare gli esseri umani al Regno di Dio. La Chiesa non dovrebbe essere vista come uno strumento per raggiungere fini politici. E' mia profonda convinzione che per la Macedonia l'uscita della Chiesa dall'isolamento e l'entrata in comunione con le altre Chiese Ortodosse sarà una cosa coerente con la dignità del popolo macedone, e porterà al rafforzamento dell'autorità del suo stato nella comunità mondiale.

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